Gargani lanciava Benigni. "Dalla finestra no, è troppo alto!", implorava il prescelto. " Dal ponte, non ci penso neppure!", si lamentava. Alla fine, non sapendo che fargli fare, volevano lanciarlo in politica. Già era, a dire il vero, ticchettante di qua e di là, in Forza Italia. E qui pensava di trascorrere tranquillo i suoi giorni, tra un soporifero intervento in Consiglio Comunale e l’urlo domenicale per la Scandone. E invece ora Gargani si era fissato di piazzarlo al collegio di Avellino. Lo aveva appena recuperato dalla compagnia di Sibilia e per premiarlo lo portava in giro per strade e per quartieri. "Look him!", diceva "guardatelo! Non è D’Ercole, ma è più meglio assai!". Gli faceva anche presentare i libri, sul "povero" Andreotti, notoria vittima e martire. Così Benigni, uomo nato per vivere quieto, era costretto all’improvviso a pensare in grande.