Abate sentiva un battito. Dietro il vociare dei palazzinari di destra e di sinistra, dietro le risse per un centimetro quadro di cemento, l’assessore sentiva un battito. Uffici tecnici e ingegneri maneggioni, per confonderlo, facevano rimbombare suonerie d’allarme, cipolle con ticchettii impazziti, sveglie rintronanti. Tutti quelli che avevano condotto la città allo sfascio attuale suonavano campane e campanacci, per far tornare il tempo del passato, quando ognuno aveva usato la città come un proprio orologio a molla. Ma Abate non si faceva confondere e continuava a cercare quell’unico battito. Era un rintocco lieve ma resistente,capace di negarsi all’ascolto per anni e di tornare improvviso a riemergere. Era il battito della città pulita, il cuore pulsante di chi sentiva finalmente nel Palazzo un’eco delle speranze di una città vivibile e civile.