D’Ercole era meglio di una multisala. Compariva di continuo sugli schermi delle TV locali e sbucava da tutte le radio. A Telenostra, tra poco, avrebbe anche preparato la pubblicità e tolto la polvere ai microfoni. Su alcuni giornaletti locali, infine, era di casa tutti i giorni. Che si parlasse di pappagalli indiani o di politica, di sesso multiplo o di finanze, l’ ex assessore aveva sempre una parola pronta, una denunzia, un monito. Non c’era accaduto sul quale non presentasse un’interrogazione, non c’era fatto sul quale non piombasse con le sue variopinte analisi. Che si fulminasse un semaforo o si slacciasse una spallina, la colpa, per D’Ercole, era sempre dei popolari e dei dannati comunisti. Poi era un fritto misto tra libertà berlusconiana, "mannaggia!" e " fate fare a me!" e la verità era finalmente svelata. Si aspettava solo un convegno di Saverio Festa sul suo pensiero e la metamorfosi si sarebbe compiuta.