Così, Stranges andava via. "Dio mio, un prefetto!" si era stati abituati a pensare per anni. E subito, ecco l’immagine di uno Stato lontano, di un anonimo funzionario chiuso nelle stanze del Palazzo, di un burocrate abituato a mediare, a lasciare tutto al suo posto, dal portacenere alla situazione generale. Così per tanto tempo. Poi, d’un tratto, Stranges aveva portato un soffio d’aria nuova, un movimento dove tutto era fermo. E camicie con le maniche piegate, e cravatte slacciate, e addirittura fulminei sorrisi e battute taglienti. E tra errori, tentativi, arrabbiature, Stranges aveva conquistato un ruolo e un’identità nella ragione e nel sentimento degli irpini, che l’avevano incrociato senza scorte e senza auto blu, senza codazzi e senza sussiegui. " Dio mio, un uomo!", pensavano ora i cittadini, ai quali lo Stato era sembrato d’un tratto più caro e più vicino.