Menotti Sanfilippo era diventato un neon. Durante la partita avrebbe voluto spingere il pallone nel canestro con le mani, stirare i suoi giocatori, allungarli come una molla. Avrebbe voluto distrarre l' arbitro, spezzare le lancette degli orologi, affrettare il tempo. Quella partita di basket della sua squadra, per la A1, sembrava non finire mai, quella promozione oscillava davanti agli occhi senza fermarsi. E intanto non si era dato pace: aveva continuato a sbattere e a spingere, ad arrabbiarsi come un dannato, a incoraggiare i suoi ragazzi senza tregua, ma a segni, perchè la voce, ormai rauca, gli era sparita. Poi le luci del palazzetto di Jesi si erano fulminate dalla vergogna, per la sconfitta della squadra di casa e nel buio improvviso si era acceso Menotti Sanfilippo, che con la sua tenacia commovente aveva vinto la sua lotta tra paure e sogni, senza mai arrendersi.