Le mute di consiglieri regionali impazzavano. I partiti inseguivano ululando Bassolino, per strappargli almeno un osso. I più furbi odoravano le sue piste, lo cercavano per cespugli e per anfratti, si eccitavano dietro umori e tracce di potere. Gli altri si agitavano furiosi, in attesa di un boccone. Specie a centro i branchi abbaiavano più forte, minacciavano di stracciare ogni patto e di mordere tutti, ma si ammansivano subito con un pezzo di lardo o con l’effluvio di un ente. A sinistra il degrado era sommo. Molti fingevano fedeltà al Presidente, facevano le fusa sotto la sua mano, poi, d’improvviso, graffiavano a sangue. Dai Ds all’ Udeur era un continuo gridare alla luna. Per una delega i lupi erano pronti a tramutarsi in agnelli, per un assessorato avrebbero fatto anche i barboncini da salotto. Nessuno porgeva l’orecchio ai rumori e alle domande che arrivavano dal mare e dai monti della Campania.