C’era terreno molle, in giro. Era un clima di sottile impunità, che si respirava diffusamente. Cominciava dallo sfregio all’auto del parcheggiatore abusivo, continuava nell’indifferenza del portantino all’ ospedale, si rispecchiava nello sguardo vuoto del bidello seduto per ore a far nulla. Era l’impiegato allo sportello, che ti scrutava con occhio vitreo, o il vigile, che passava davanti all’auto in tripla fila guardando altrove, o il dipendente comunale, abituato a vivere di piccoli ricatti e di baratti, o il sindacalista, garante di meschine impunità. Nel frattempo la società civile guardava con disprezzo alla politica e la politica fingeva di sopportare una società civile con tratti di barbarie; mentre ognuna, invece era lo specchio dell’altra. E più di mille analisi, più di mille trattati, il Mezzogiorno era ancora questa poltiglia, questo cancro che lo divorava lentamente.