Era l’ epoca dei fiori e degli abbracci. Addio "pisciaiuoli" e "pecorari", addio! Dopo il tempo della guerra , era scoppiato il tempo della pace. Sinora, alla vista di una targa di Salerno o di una sciarpa granata, i tifosi doc picchiavano i bambini e minacciavano ruote bucate, bandiere incendiate, assalti all’arma bianca. Ora, non appena appariva un salernitano, erano lacrime di gioia e festa grande. " Fratello, amico, vita mia!", era il minimo che si sentiva in giro. Ai ragazzi avellinesi, alla nascita, era consegnato un cavalluccio marino granata, con la firma di Aliberti. Lupi addomesticati, intanto, scorazzavano sul lungomare di Salerno, con la bavetta dei fratelli Pugliese. Era, a pensarci, l’avvento della buona creanza. Solo un gruppo di fanatici irriducibili attendeva la prima sconfitta dell’Avellino per ripescare i vecchi stracci, per ridiscendere negli inferi dell’imbecillità.