Ma la politica, era un’ altra cosa. Non era una partita a ping pong, 21 a 0. Non era un’incontro di rugby, 30 mete a 1. Non era un match di pallavolo, 15 a 2. E invece il congresso popolare si era, alla fine, ridotto a questo. Non erano serviti i cavilli omeopatici di Giuseppe De Mita, i fasci di ricorsi del povero Cignarella, i cambi di sesso di Vittoria a sollevare il tono. Solo su qualche passaggio alto del discorso del neo segretario Pennetta sul calcio e sul matrimonio- De Gasperi? Sturzo? Sorrisi e Canzoni?- i delegati avevano avuto un fremito di orgoglio. Poi era stato solo il "paraponziponzipò" di Amalio Santoro a rimestare l’aria. E mentre Mancino guardava il suo bicchiere mezzo vuoto e De Mita scrutava il nulla dell’alleanza di centrosinistra come un mago in una palla di vetro, il congresso si era sciolto. Fuori, all’uscita, era acqua fitta: un annuncio meteorologico dell’alluvione prossima ventura.