Arrivava la troupe. Truccatori, sceneggiatori, costumisti, scenografi, erano accorsi in massa a Napoli per l’ultimo atto della messinscena del centrosinistra. L’ attore principale, Bassolino, come in Beautiful, doveva far finta di morire e poi resuscitare. I popolari facevano insieme i collezionisti di ossa e i raccoglitori di briciole. De Mita, nella confusione, scriveva e cancellava le battute sul gobbo, mettendo in crisi gli interpreti sul palcoscenico. Bianco, l’attor giovane, si applaudiva da solo per la partecipazione straordinaria. Mastella, da coprotagonista, si era ridotto a fare la comparsa. I democratici e i comunisti erano al rango di trovarobe, sperando in qualche posto sul manifesto della compagnia. Il resto erano scene ripetute trenta volte, battute recitate con i piedi, segretari-produttori che si illudevano di fare voti con la pala. Mancavano solo i titoli di coda, e la farsa sarebbe terminata.