Peppino Saviano, "Peppo a’ rivoluzione", chi era costui? Non era un re o un presidente. Non era neppure un senatore o un deputato, neppure un sindaco o un consigliere comunale. Non era neppure, ahi lui! un eletto nella circoscrizione. Insomma, non era. Non era, ma aveva. Aveva una passione forte, un sogno grande, uno spirito libero. Aveva un amore d’altri tempi per l’atletica, per lo sport, per la competizione coraggiosa. E girava e rigirava tra quelli che invece erano, presidenti, sindaci, consiglieri, a convincerli del suo sogno. Non chiedeva mance, contributi sottobanco, delibere di miserie, come s’usava. Premeva perchè quelli che erano, avessero. O almeno condividessero la sua voglia, il suo desiderio di usare l’atletica e lo sport attivo come mezzo per agire, per non rassegnarsi al presente. Così, tra un salto, un lancio e una gara di corsa, Peppino continuava ad essere fedele alla sua antica voglia di cambiare il mondo.