La signora Rosa era un’economista provetta. Aveva sentito D’ Alema, il leader della sinistra, affermare che il mercato contava più di tutto, e si era sentita subito felice. La mattina, al mercato di via Annarumma, cercava, tra le mele e le scarole, le Tiscali e i titoli Internet di cui tutti parlavano nei telegiornali, per dare una botta alla sua vita. Ma nulla, nulla da fare: solo verze e zucchine, raramente qualche banana, neppure una Telecom ordinaria. Poi ritornava a casa, e dalla Tv tutti la esortavano a dare un’occhiata alla borsa. E la signora provava, a vedere se nella sua borsa di paglia lisa ci fosse il paradiso di cui tutti parlavano. Ma nulla, oltre i soliti spiccioli, oltre il solito mucchietto ordinato di mille lire con il quale arrivare a fine mese. Così si affacciava triste alla sua finestra di rione Mazzini, e, osservando le consuete cose intorno, si convinceva di vivere in un mondo finto, in un universo sbagliato.