Arrivavano gli ottopiedi. I calzolai, con loro, facevano soldi a palate. Avevano un piede nel PPI, due piedi con D’Antoni, un ditone con Mastella e tre zampe tese verso Berlusconi. Annusavano l’aria con i calzini, per sapere dove tirasse il vento. Il teorico riconosciuto, lo studioso di podologia, era Zecchino. Per anni era stato un uomo di De Mita. Se Ciriaco calzava sandali, lui indossava gli stessi calzari. Se De Mita camminava a piedi scalzi, lui lo rincorreva con le pantofole in mano. Ora la specie si stava estinguendo e bisognava pensare al futuro. Così Zecchino, e con lui altri reduci, si affrettavano nei negozi di calzature a fare incetta di scarpe chiodate, con le quali incollarsi alle maniglie delle auto blu. E la moda si allargava a vista d’occhio. Anche De Luca era tentato e, quando nessuno lo vedeva, provava a camminare almeno su quattro zampe. Così, mentre la puzza dei piedi si espandeva, la caccia ad una scarpiera sicura continuava.