Eran trecento,erano giovani e forti. I popolari si mobilitavano, per chiedere la candidatura al Parlamento di Enzo De Luca. Scendevano in campo tutti i big, da Poppa a Pippo, da Bove a Bongo. Uomini, animali e cose trovavano voce, battevano i pugni o i moncherini, mettevano firme o croci sotto un documento in lotta con la grammatica. Finalmente avanzava il Ppi del 2000. Dopo l’Alto Calore, dopo la Regione, al povero Enzo mancava solo la medaglietta di onorevole. E poi? Quando si sarebbe liberato un posto di usciere nel condominio di via Piave, o di bidello al primo circolo, o di lavavetri abusivo ai semafori di via Colombo, quante firme sarebbero state raccolte affinché il povero De Luca non rimanesse all’asciutto? Dopo il tempo dei De Mita e dei Mancino, del patto costituzionale e dell’apertura a sinistra, arrivava il tempo dei caporali di giornata truccati da comandanti di lungo corso, il tempo del pensiero basso.