I cani abbaiavano. Si erano ritrovati nella villa di Nusco, i segretari regionali dell’Ulivo. "Scegliamo un terreno neutrale!", aveva detto Nappi, il segretario diessino, un uomo di pensiero. E si erano raccolti intorno a Ciriaco. Quadrare il cerchio, era la parola d’ordine. Da tre giorni i cani non mangiavano. " Uno a me, uno a te, uno alla figlia del re!", avevano cominciato i segretari, distribuendosi i collegi. Ma i conti non tornavano mai. " Due a me, uno a te, uno al mio cane e due alla figlia del re!", proponeva De Mita sereno, trattenendo i cani per il collare. Tutti gli altri cercavano nelle pieghe delle divisioni qualche posto in un ente, qualche presidenza, almeno qualche osso o qualche museruola. Poi, dopo dieci ore, tutti erano scivolati sul collegio di Avellino. De Mita, distrattamente, aveva sciolto i cani e Nappi e compagnia si erano rifugiati sugli alberi, per le campagne, ognuno imprecando contro l’ingordigia degli altri.