Arrivava Pasqua prima della scadenza. De Mita resuscitava ed ascendeva in cielo, tra gli applausi dei suoi ex nemici." Miracolo!", gridavano i diessini all’odore delle prime presidenze. Era bastato qualche cuscino e qualche fodera di poltrona perché Ciriaco non fosse più il nemico giurato numero uno, come per una vita D’ Ambrosio aveva sbandierato ai quattro venti. Per anni, in Irpinia, dalle cacche dei cani per strada alle malefatte del terremoto, uno solo era stato il colpevole, il diavolo, il demonio. Ora, all’improvviso, il vescovo rosso tornava seminarista, pronto a baciare il cordone dell’unico vero cardinale. Dove avrebbero fatto la festa di riconciliazione? Da "zia Rosa" a Nusco o nella villa all’ingresso del paese? E le sfogliatelle di augurio, dove l’avrebbe comprate Aurisicchio? E quale vestito avrebbe indossato il segretario mangia democristiani per mettersi buono buono in fila sull’uscio di De Mita, tra i festanti?